giovedì 19 maggio 2016

UNIONI CIVILI: HA VINTO LA CHIESA!





A molti l’approvazione del ddl Cirinnà sarà sembrata una vittoria della comunità lgbt ed una sconfitta per la Chiesa. Per la CEI si tratterebbe di una sconfitta per tutti. In realtà, a ben vedere, è una grande vittoria della comunità religiosa cattolica. Infatti quest’ultima è riuscita nel suo intento di far approvare una legge annacquata e al ribasso, senza concedere tanto, ed accontentando l’opinione pubblica che chiedeva oramai da anni l’approvazione di normative liberali e riformatrici al passo con i tempi odierni, in cui, finalmente, l’omosessualità non è più vista come una patologia psichiatrica e la convivenza tra uomo e donna senza matrimonio ha oramai “scardinato” la visione conformista della società del recente passato. Ebbene, proprio in questo contesto di apertura sociale dell’opinione pubblica, la Chiesa temeva un’affermazione troppo netta dei legittimi diritti degli esseri umani con orientamento sessuale diverso o laici, e, per questa ragione, pressando, fiaccando e sfinendo i parlamentari e gli italiani tramite i mass-media, è riuscita praticamente ad imporre una legge incompleta e a metà.




Quindi come si può ben vedere, la vittoria della Chiesa, è netta. Analizziamo ora perché.
Per quanto riguarda quelle che vengono definite unioni civili, cioè le unioni tra persone dello stesso sesso, la Chiesa ha ottenuto la mancata approvazione della legittima stepchild adoption, cioè la possibilità per il/la compagno/a di adottare il figlio del partner, e la mancata approvazione dell’obbligo di fedeltà, cioè i contraenti l’unione civile non hanno obbligo di fedeltà. Sulla stepchild adoption è inammissibile che un/una compagno/a non possa adottare il figlio del partner: non si capisce perché se un bimbo è figlio di uno dei due partner non possa essere adottato dall’altro considerato che se dovesse morire il genitore naturale il bimbo stesso non avrebbe riconosciuto come proprio genitore il compagno del genitore naturale sopracitato, andando per questo incontro a tantissimi problemi facilmente immaginabili: il bimbo, infatti, abituato ad avere come genitore, seppur non legalmente riconosciuto, il partner del proprio genitore naturale, sarebbe strappato a quest’ultimo, che lo ha sempre cresciuto affettuosamente ed amorevolmente, in maniera cattiva e violenta. Questa è una vera e propria CATTIVERIA GRATUITA da parte della Chiesa, che, così facendo, sconfessa i propri ideali di bontà, pietà e solidarietà che tanto predica ma che evidentemente poi non rispetta.


Sull’obbligo di fedeltà la Chiesa ha imposto una differenziazione dal matrimonio eterosessuale: non solo ha voluto dimostrare simbolicamente senza l’obbligo di fedeltà, sempre con immensa, ahimè, cattiveria gratuita, che in fondo l’amore eterosessuale è diverso da quello omosessuale, e che quindi l’amore omosessuale non è vero amore, DISCRIMINANDO COSI’ ANCORA LE COPPIE OMOSESSUALI, ma soprattutto, con ancora più cattiveria, lo ha differenziato dal punto di vista legale: infatti tale decisione potrebbe rivelarsi un indice negativo qualora nei tribunali i giudici si trovassero a promuovere azioni antidiscriminatorie per estendere alle unioni civili tutele per ora previste solo per il matrimonio; quindi la mancanza del vincolo di fedeltà potrebbe essere interpretata dai giudici come elemento che mette talmente tanta distanza tra le unioni civili e il matrimonio da impedire ulteriori passi avanti verso l’uguaglianza totale per via giurisprudenziale. Come si può vedere, la Chiesa, in nome del rispetto di regole antiquate scritte sulla bibbia più di duemila anni fa ha sconfessato in maniera crudele e truce una delle sue regole più belle, cioè una delle sue virtù teologali che più avrebbe dovuto contraddistinguerla in questi due millenni, ovvero la carità, la carità verso il prossimo che ha un orientamento sessuale diverso.





Per quanto riguarda invece la convivenza tra persone eterosessuali, qui il trionfo della Chiesa è apocalittico. Con il nuovo patto di convivenza, che deve tra le altre cose essere firmato dal notaio con tutte le spese che ne conseguono per la coppia di fatto, in pratica ci sono molti più doveri che diritti: infatti, la mancanza di diritti fondamentali e legittimi per le coppia di fatto invoglia le coppie ad unirsi sotto forma di matrimonio, a tutto vantaggio del matrimonio tradizionale e quindi della Chiesa. Per esempio i DUE DIRITTI FONDAMENTALI che MANCANO nel contratto di convivenza sono: la successione dei beni, cioè l’eredità, e la reversibilità. È mai possibile, che nell’unione civile tra coppie omosessuali ci sia la successione dei beni e la reversibilità, mentre nel patto di convivenza tra coppie eterosessuali tutto ciò sia vietato? Tutto ciò ha dell’incredibile: fa immenso piacere vedere questi diritti approvati per le unioni civili tra coppie omosessuali ma sarebbero dovuti essere stati approvati anche per i contratti di convivenza tra coppie eterosessuali. E se a questo si aggiunge l’onerosa parcella da pagare al notaio, che invece non esiste per l’unione civile tra coppie omosessuali, il fatto, seppur secondario, che, sempre a differenza delle coppie omosessuali, non si può neanche decidere quale cognome assumere, e il dovere degli alimenti in caso di cessazione della convivenza qualora il partner versi in condizione di non abbienza i quali sono proporzionali agli anni di convivenza stessi e che si sarebbero potuti invece imporre solo in casi di convivenza lunga, per esempio almeno 5 anni, si evince come il legislatore, sotto la spada di Damocle della Chiesa, abbia voluto favorire il matrimonio tradizionale invogliando le giovani coppie a stipulare quest’ultimo proprio a discapito del patto di convivenza che ha appena approvato.




Da quello che si può evincere, quindi, LA VITTORIA DELLA CHIESA è senza precedenti, l’esatto contrario di quello che la CEI ci vuole furbamente far intendere. Il Vaticano ha infatti ottenuto di “far tacere” parzialmente l’opinione pubblica con una legge annacquata cedendo così ben poco e facendo persino “l’invidiabile” “commedia” della parte lesa agli occhi dell’opinione pubblica stessa.

Come al solito la Chiesa ha vinto e così sarà per molto altro tempo ancora, cioè quando l’Italia, emancipandosi da questa iattura che la perseguita da duemila anni, smetterà di essere il PAESE DELLA CHIESA CATTOLICA.

Perché purtroppo il Paese della Chiesa non è il Vaticano, ma è l’Italia…



Arnoldo Folino

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