A
molti l’approvazione del ddl Cirinnà sarà sembrata una vittoria
della comunità lgbt ed una sconfitta per la Chiesa. Per la CEI si
tratterebbe di una sconfitta per tutti. In realtà, a ben vedere, è
una grande vittoria della comunità religiosa cattolica. Infatti
quest’ultima è riuscita nel suo intento di far approvare una legge
annacquata e al ribasso, senza concedere tanto, ed accontentando
l’opinione pubblica che chiedeva oramai da anni l’approvazione di
normative liberali e riformatrici al passo con i tempi odierni, in
cui, finalmente, l’omosessualità non è più vista come una
patologia psichiatrica e la convivenza tra uomo e donna senza
matrimonio ha oramai “scardinato” la visione conformista della
società del recente passato. Ebbene, proprio in questo contesto di
apertura sociale dell’opinione pubblica, la Chiesa temeva
un’affermazione troppo netta dei legittimi diritti degli esseri
umani con orientamento sessuale diverso o laici, e, per questa
ragione, pressando, fiaccando e sfinendo i parlamentari e gli
italiani tramite i mass-media, è riuscita praticamente ad imporre
una legge incompleta e a metà.
Quindi
come si può ben vedere, la vittoria della Chiesa, è netta.
Analizziamo ora perché.
Per
quanto riguarda quelle che vengono definite unioni civili, cioè le
unioni tra persone dello stesso sesso, la Chiesa ha ottenuto la
mancata approvazione della legittima stepchild adoption, cioè la
possibilità per il/la compagno/a di adottare il figlio del partner,
e la mancata approvazione dell’obbligo di fedeltà, cioè i
contraenti l’unione civile non hanno obbligo di fedeltà. Sulla
stepchild adoption è inammissibile che un/una compagno/a non possa
adottare il figlio del partner: non si capisce perché se un bimbo è
figlio di uno dei due partner non possa essere adottato dall’altro
considerato che se dovesse morire il genitore naturale il bimbo
stesso non avrebbe riconosciuto come proprio genitore il compagno del
genitore naturale sopracitato, andando per questo incontro a
tantissimi problemi facilmente immaginabili: il bimbo, infatti,
abituato ad avere come genitore, seppur non legalmente riconosciuto,
il partner del proprio genitore naturale, sarebbe strappato a
quest’ultimo, che lo ha sempre cresciuto affettuosamente ed
amorevolmente, in maniera cattiva e violenta. Questa è una vera e
propria CATTIVERIA GRATUITA da parte della Chiesa, che, così
facendo, sconfessa i propri ideali di bontà, pietà e solidarietà
che tanto predica ma che evidentemente poi non rispetta.
Sull’obbligo
di fedeltà la Chiesa ha imposto una differenziazione dal matrimonio
eterosessuale: non solo ha voluto dimostrare simbolicamente senza
l’obbligo di fedeltà, sempre con immensa, ahimè, cattiveria
gratuita, che in fondo l’amore eterosessuale è diverso da quello
omosessuale, e che quindi l’amore omosessuale non è vero amore,
DISCRIMINANDO COSI’ ANCORA LE COPPIE OMOSESSUALI, ma soprattutto,
con ancora più cattiveria, lo ha differenziato dal punto di vista
legale: infatti tale decisione potrebbe rivelarsi un indice negativo
qualora nei tribunali i giudici si trovassero a promuovere azioni
antidiscriminatorie per estendere alle unioni civili tutele per ora
previste solo per il matrimonio; quindi la mancanza del
vincolo di fedeltà potrebbe essere interpretata dai giudici come
elemento che mette talmente tanta distanza tra le unioni civili e il
matrimonio da impedire ulteriori passi avanti verso l’uguaglianza
totale per via giurisprudenziale. Come si può vedere, la Chiesa,
in nome del rispetto di regole antiquate scritte sulla bibbia più di
duemila anni fa ha sconfessato in maniera crudele e truce una delle
sue regole più belle, cioè una delle sue virtù teologali che più
avrebbe dovuto contraddistinguerla in questi due millenni, ovvero la
carità, la carità verso il prossimo che ha un orientamento sessuale
diverso.
Per
quanto riguarda invece la convivenza tra persone eterosessuali, qui
il trionfo della Chiesa è apocalittico. Con il nuovo
patto di convivenza, che deve tra le altre cose essere firmato dal
notaio con tutte le spese che ne conseguono per la coppia di fatto,
in pratica ci sono molti più doveri che diritti: infatti, la
mancanza di diritti fondamentali e legittimi per le coppia di fatto
invoglia le coppie ad unirsi sotto forma di matrimonio, a tutto
vantaggio del matrimonio tradizionale e quindi della Chiesa.
Per esempio i DUE DIRITTI
FONDAMENTALI che MANCANO nel contratto di convivenza sono: la
successione dei beni, cioè l’eredità, e la reversibilità. È
mai possibile, che nell’unione civile tra coppie omosessuali ci sia
la successione dei beni e la reversibilità, mentre nel patto di
convivenza tra coppie eterosessuali tutto ciò sia vietato? Tutto ciò
ha dell’incredibile: fa immenso piacere vedere questi diritti
approvati per le unioni civili tra coppie omosessuali ma sarebbero
dovuti essere stati approvati anche per i contratti di convivenza tra
coppie eterosessuali. E se a questo si aggiunge l’onerosa parcella
da pagare al notaio, che invece non esiste per l’unione civile tra
coppie omosessuali, il fatto, seppur secondario, che, sempre a
differenza delle coppie omosessuali, non si può neanche decidere
quale cognome assumere, e il dovere degli alimenti in caso di
cessazione della convivenza qualora il partner versi in condizione di
non abbienza i quali sono proporzionali agli anni di convivenza
stessi e che si sarebbero potuti invece imporre solo in casi di
convivenza lunga, per esempio almeno 5 anni, si evince come il
legislatore, sotto la spada di Damocle della Chiesa, abbia voluto
favorire il matrimonio tradizionale invogliando le giovani coppie a
stipulare quest’ultimo proprio a discapito del patto di convivenza
che ha appena approvato.
Da
quello che si può evincere, quindi, LA VITTORIA DELLA
CHIESA è senza precedenti, l’esatto contrario di quello che la CEI
ci vuole furbamente far intendere. Il Vaticano ha infatti ottenuto di
“far tacere” parzialmente l’opinione pubblica con una legge
annacquata cedendo così ben poco e facendo persino “l’invidiabile”
“commedia” della parte lesa agli occhi dell’opinione pubblica
stessa.
Come
al solito la Chiesa ha vinto e così sarà per molto altro tempo
ancora, cioè quando l’Italia, emancipandosi da questa iattura
che la perseguita da duemila anni, smetterà di essere il
PAESE DELLA CHIESA CATTOLICA.
Perché
purtroppo il Paese della Chiesa non è il Vaticano, ma è l’Italia…
Arnoldo
Folino
Nessun commento:
Posta un commento