La
morte di Bernardo Provenzano, “boss dei boss” di “cosa nostra”,
ha aperto interminabili discussioni e accesi dibattiti sui media.
Tuttavia quasi nessuno ha posto con enfasi l'accento sul vero
interrogativo che questa faccenda mette in luce, ovvero il rapporto
Stato-mafia. La latitanza di ben 43 anni di Provenzano, infatti, fa
sorgere diversi interrogativi.
E'
mai possibile infatti che per ben 43 anni, appunto, lo Stato non sia
mai riuscito a scovare il boss mafioso?
E'
mai possibile che tale boss abbia condotto una vita per certi versi
“tranquilla” e “normale” con tutte le forze dell'ordine alle
calcagna, partecipando persino a battesimi, comunioni ed altri
“eventi sociali” o subendo addirittura operazioni chirurgiche in
ospedali vari?
E'
mai possibile che Provenzano, entrando nei suddetti ospedali per le
proprie cure mediche, non sia mai stato “intercettato” dalle
forze dell'ordine?
No,
non è possibile!
E'
evidente che in qualche maniera lo Stato, con i suoi servizi segreti
e con i suoi reparti antimafia delle forze dell'ordine ha coperto non
solo Provenzano, ma anche tutti gli altri boss prima latitanti ed ora
catturati e, soprattutto, copre ancora oggi tutti gli altri boss
ancora da catturare.
E'
evidente che esiste una vera e propria, come la chiamano gli
analisti, “trattativa Stato-mafia”.
Mi
accingo quindi, al solito, a fare un po' di “contropinione” e
controinformazione, scavando nelle pieghe della storia e
dell'attualità.
Le
quattro mafie più importanti d'Italia, sin dal 1946 e fino al 1991,
sono state utilizzate dall'allora Democrazia Cristiana, che, come si
sa, ne è sempre stata collusa, e dagli allora altri partiti del
Pentapartito/Quadripartito, anch'essi, come si sa bene, collusi con
la mafia, per evitare che l'allora Partito Comunista Italiano
vincesse le elezioni, o che, in qualche maniera, facesse parte del
governo. E' in quest'ottica che vanno viste al 100% le
latitanze dei grandi boss mafiosi: essi, erano una formidabile arma
di CLIENTELISMO E VOTI DI SCAMBIO che il Pentapartito/Quadripartito
sfruttava nell'ambito della famosissima “conventio ad excludendum”
al P.C.I.. In sostanza la mafia, fino al 1991 è
stata usata principalmente dallo Stato italiano, in
un vero e proprio rapporto strettissimo di
“mutuo aiuto” come risorsa e mezzo da usare nell'allora guerra
fredda.
Dal
1991 in poi, con l'avvento della cosiddetta “seconda repubblica”
dopo lo scandalo Tangentopoli, la mafia, da “arma politica” in
tempi di guerra fredda, diventa principalmente strumento di
clientelismo e voti di scambio tout court dello Stato italiano per i
servigi dei governi neoliberisti, compresi quelli PRESUNTI di
centrosinistra (anch’essi neoliberisti al 100%!) che si sono
succeduti fino ad oggi con lo scopo di favorire le grandi lobby
industriali ed economiche ed i poteri forti che governano realmente
la Repubblica italiana da quando è nata.
Come
si può vedere la mafia è parte integrante dello Stato italiano.
La
mafia è lo Stato. Entrambi si aiutano e si sostengono a vicenda in
base alle loro convenienze.
La
mafia è il sistema ed il sistema è lo Stato.
Finché
non morirà il capitalismo, cioè il sistema, non potrà morire la
mafia.
La
mafia è parte integrante del capitalismo.
Solo
quando nasceranno uno Stato ed un mondo ETICI, basati cioè sui
valori dell'uomo e non sull'interesse dei potenti nascerà un mondo
veramente democratico, giusto e libertario che, per il momento, non è
mai esistito nell'umanità…
… e
la mafia, cioè il sistema, cioè il capitalismo, moriranno…
Arnoldo
Folino